Navigando in cerca di notizie che aiutino a riflettere, ci imbattiamo in Amir Karin, trentenne curdo che dice ‘grazie’.
In molti ci siamo affacciati alla finestra per esprimere la nostra gratitudine verso i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che stanno combattendo contro il coronavirus. È un ringraziamento preziosissimo, che esprime tutto il riconoscimento di un lavoro sovrumano.
Ma c’è qualcuno che dice ‘grazie’non solo a chi lotta contro il coronavirus.
Un breve video e un articolo su L’Espresso online raccontano quest’arte di ringraziare.
Amir Karim è grato perché sente l’importanza di essere stato accolto in una città dove ha trovato riparo dalla guerra, dal rischio di essere perseguitato e ucciso. È grato e lo esprime distribuendo mascherine.
Le ha cucite lui, una ad una e va in giro per il centro storico di Taranto a distribuirle.
Ha cucito così 400 mascherine. Ci piace immaginarlo la sera a ‘ricamare’ mascherine, esprimendo così il proprio grazie alla città che lo ha accolto. Ogni mascherina è un grazie di Amir, perché è lontano dalla guerra e può combattere con noi il coronavirus.
Osservando al gesto di Amir pensiamo a quanti uomini e donne in questi giorni si trovano più soli nel prendersi cura di genitori anziani, di persone disabili e a occuparsi di molte cose. Forse anche questa è un’occasione per ringraziare chi di solito dà una mano ad accudire la casa, occuparsi dei bambini e degli anziani.
Anche noi in questi giorni possiamo cucire i nostri grazie, forse verso i nonni che in questi giorni non possono stare vicini ai nipoti e dare una mano ai genitori, forse verso il collega o il compagno che non possiamo incontrare, ma che nei mesi scorsi ci ha sostenuto tanto.
E la lezione del grazie viene da uno straniero.