Abbiamo visto tutti circolare online e tra le testate giornalistiche l’immagine di Papa Francesco che si dirige a piedi per via del Corso verso la chiesa di San Marcello per pregare il Crocifisso che nel 1500 salvò i romani dalla grande peste. Molti lo hanno criticato, senza soffermarsi sulla carica simbolica di questo gesto. Un pastore che si espone per qualcosa che ritiene davvero urgente: affidare tutti al Signore e supplicarlo. Non può fare altro. Soffre e prega per noi e con noi.
Siamo nel periodo dell’anno più carico di preghiere, riti, gesti, cerimonie e tutto è sospeso. Lui prega per il popolo. Lo affida.
Ogni mattina nella sua residenza di Santa Marta celebra la messa che per noi è sospesa per via dell’emergenza e prega per noi e con noi. Ci è capitato di accendere TV2000 e di partecipare a questo rito. Strano assistere a una messa in televisione, eppure il volto del Papa e il suo parlare appaiono vicini, sembrano entrare nelle case di tutti. Esprimono preoccupazione, paura e sembra che lui porti il carico del mondo. Non gli importa ora l’appartenza, cristiani e non, stiamo vivendo insieme tutti la stessa lotta.
Un amico ci ha girato un’intervista uscita qualche giorno fa su Repubblica. Ci pare che, nella sua semplicità, apra a riflessioni interessanti e soprattutto, per l’ennesima volta, ci trasmetta il volto di un Papa vicino, un Papa papà.