Chi non si sente chiamato in causa vedendo questo video alzi la mano. E il rischio si fa ancora più grande in questi giorni in cui siamo costretti a stare in casa fianco fianco. I rapporti sociali sono ridotti e tutti filtrati da telefono, app e web. Il contatto umano è limitato e concentrato sui rapporti tra marito e moglie, genitori e figli, fratelli e sorelle, per i più fortunati con qualche nonno. Gli amici e le persone care si possono incontrare solo tramite telefonate e videochiamate. Qual è il rischio? Che non sentiamo frasi come ‘passami il sale’, che non ci accorgiamo di chi è accanto a noi quotidianamente o, peggio, che siamo spaventati di questa opportunità di incontro/scontro. Sì, anche scontro, perché la relazione con gli altri, soprattutto tra genitori e figli, non è sempre rose e fiori. Eppure questa è una grande opportunità.
Diverse persone forse si sono imbattuti su aspetti sconosciuti dei propri genitori o dei propri figli, alcuni magari hanno avuto l’opportunità di dirsi cose che non riuscivano a comunicarsi da anni, sciogliendo nodi, altri si saranno trovati a litigare e discutere per ore, altri a riconciliarsi su questioni su cui divergevano. Convivenza forzata è anche questo: occasione per dirsi i non detti, per mettere pace a conflitti e farne emergere nuovi, sicuramente possibilità di rigenerare relazioni.
Quarantena però vuol dire nostalgia dei rapporti con gli amici e con chi vedevamo abitualmente. Mancano. Il cellulare e i social sono preziosi per compensare. Però facciamo attenzione che la compensazione non si sovrapponga alle possibilità di relazione all’interno delle pareti domestiche. Bastano poche regole sane: a tavola non si guarda il cellulare, si spegne la TV e ci si guarda negli occhi e si dialoga; durante la giornata si recuperano momenti per parlare insieme o, ancora più bello, svolgere attività insieme; si presta attenzione alle richieste reciproche; se si coglie che qualcuno ha bisogno di parlare si mette da parte per qualche minuto il cellulare. Sarà più bello riprenderlo, per leggere i messaggi e rispondere agli amici.
Non abbiamo niente da dirci perché stando molto in casa mancano argomenti di discussione? Forse può accadere, anche se la vita è sempre ricca e offre spunti anche tra le pareti di casa. Ma se proprio manca, abbiamo sempre una riserva: il racconto. I genitori possono raccontare pezzi della loro vita ai figli e i figli possono farsi raccontare frammenti di esistenza. Il racconto è memoria, ma è anche apertura verso il futuro. In questo momento può essere importante trovare spazi e momenti per raccontarsi.
In questi giorni stiamo chiedendo ai nostri studenti cosa hanno scoperto di importante in questo periodo. Un ragazzo di undici anni oggi ha risposto che la cosa importante che ha scoperto è l’ascolto. Ci ha sorpreso ed emozionato la sua risposta. È vero, ascolto e narrazione sono ciò che ci tengono vivi in questo tempo. Raccontiamoci. Ascoltiamoci.
E quando qualcuno ci domanda di passargli il sale, prestiamogli attenzione e magari passiamoglielo con un sorriso.